Egregio Signor Piffaretti, lei ed io: due modi di intendere il benessere dei ticinesi

La ringrazio per il suo scritto. Mi sono chinato sui punti da lei esposti e con piacere mi permetto di risponderle.

Lei fa riferimento alle diseguaglianze per tipologia di reddito e al programma del mio partito, prendendo spunto dalla tassazione progressiva. Bene, tenuto conto che lei è un esperto fiscale di formazione, non devo sicuramente ricordarle che le aliquote del Canton Ticino sono ritenute tra le più progressive di tutta la Svizzera.

Il nostro Legislatore persegue, almeno sin dal 1976, una politica di redistribuzione dei redditi. Del resto, siamo il Cantone fiscalmente più sociale della Svizzera PER I CETI MENO ABBIENTI e ci poniamo nella media per quanto riguarda i redditi del ceto medio, mentre siamo nettamente agli ultimi posti per i redditi elevati. È d’accordo con quest’affermazione?

Con la riforma fiscale appena presentata non si elimina di certo la progressività delle imposte sui redditi, che oltretutto, e come lei sicuramente ben sa, è sancita dall’art. 127 cpv. 2 della Costituzione federale.

Con la riforma si cercherà solo di riportare il Ticino nella media inter-cantonale, presentando una pressione fiscale analoga a quella del vicino Canton Grigioni. È un’idea così sbagliata, secondo lei, Signor Piffaretti?

La concorrenza fiscale inter-cantonale, piaccia o non piaccia, è qualcosa di cui dobbiamo tenere conto. È sempre la stessa Costituzione federale che la prevede all’art. 129 cpv. 2. I dati presentati dalla Divisione delle contribuzioni sono inequivocabili: negli ultimi anni le partenze dei contribuenti facoltosi sono state nettamente superiori agli arrivi.

Anche questo dato, oggettivo, deve far riflettere sulla necessità di riportare il Ticino in una posizione meno svantaggiosa per gli alti redditi.

Come lei ben sa, il principio di redistribuzione dei redditi esige la presenza di contribuenti facoltosi che paghino una parte considerevole del nostro gettito fiscale, affinché lo Stato possa poi utilizzare parte di queste entrate a favore dei contribuenti meno abbienti, sotto forma di aiuti sociali e sussidi. Se questi cittadini benestanti dovessero partire per altri lidi, chi contribuirà a finanziare il benessere del Ticino? Con quali entrate potremmo continuare ad assicurare ai cittadini in difficoltà aiuti sociali e sussidi?

Vede egregio Signor Piffaretti, il benessere dei cittadini in difficoltà, che ricorrono all’aiuto dello Stato, dipende molto dalla presenza di quella parte di cittadinanza, esigua a dire il vero, che rientra nella categoria dei “più ricchi”. E il Ticino sta proprio perdendo attrattiva per la categoria di cittadini benestanti poiché mi sembra evidente che, per effetto della concorrenza fiscale, questo particolare cluster di contribuenti sceglie di risiedere nel luogo in cui la fiscalità viene vista come “più giusta” e “più vantaggiosa”.
Se guardiamo al Ticino di oggi ben difficilmente un contribuente si sposta per pagare il 40% di imposte, preferirà sicuramente andare dove può pagare di meno. Le statistiche citate, del resto, sono proprio lì a dimostrarlo.

Il Partito Liberale Radicale porta avanti con orgoglio una riforma attesa da tempo e mirata. Già il Centro competenze tributarie della SUPSI, con un dettagliato studio del 2009, giungeva a conclusioni analoghe. E il direttore di allora non era di certo un esponente del PLRT!
Ma passiamo agli altri punti da lei citati.

Per quanto riguarda la riforma delle imposte di successione e di donazione: mi spiega dove si coglie un vantaggio per le persone facoltose? Mi pare sia ben chiaro che la riforma tiene conto, anche in questo caso, delle realtà degli altri Cantoni, che presentano imposizioni inferiori alle nostre, rispettivamente si tiene conto dei nuovi nuclei familiari che si sono creati negli ultimi decenni.

È così sbagliato favorire fiscalmente i trasferimenti tra concubini? Così come è così sbagliato agevolare le trasmissioni aziendali? Non direi, tant’è che anche il mondo imprenditoriale ha applaudito alla proposta della riforma sulle successioni!

Lei suggerisce anche che, a suo modo di vedere, “sarebbe stato più accorto diminuire la tassazione dei lavoratori”. Ha avuto modo di leggere il messaggio del Consiglio di Stato ticinese? Ha notato che per tutti i lavoratori che esplicano un’attività lucrativa dipendente è previsto un aumento della deduzione per altre spese professionali? E’ davvero sicuro che, in questo modo, non si possa creare maggior ricchezza lasciando più soldi nelle tasche dei lavoratori? Io sono persuaso di sì!

Veniamo alla previdenza, una altra riforma che a lei non piace. Anche qui, il Ticino passa da un ultimo posto (lo sottolineo: ultimo) ad una posizione analoga a quella del Canton Grigioni, senza incidere troppo sul gettito. E sa perché ciò è possibile? Perché è basso – o per dirla meglio – perché le persone che hanno importanti capitali non pagano il 25% di imposte, ma si spostano in un altro Cantone. Le sembra normale che un capitale previdenziale debba sottostare a certe aliquote, che i risparmi di una vita vengano tassati in modo così importante? Direi proprio di no.

Si aggiunga che con questa riforma molti futuri pensionati con case secondarie in Ticino potranno – se lo desiderano – prelevare il capitale previdenziale da noi, diventando a tutti gli effetti cittadini e contribuenti del nostro Cantone.

Egregio Signor Piffaretti, abbiamo sicuramente due modi di vedere le cose ma mi premeva risponderle, ringraziandola per l’attenzione che ha dedicato alle mie riflessioni.
Moreno Colombo, 28.07.2023