Bilaterali e reciprocità per le aziende ticinesi

Le statistiche ufficiali indicano che il numero dei frontalieri in Ticino alla fine del 2008 ha superato le 42mila unità. Il mio atteggiamento nei confronti degli accordi bilaterali è da sempre improntato allo scetticismo, con l’intento particolare di premere sulle istanze federali al fine di trasmettere a Berna il messaggio che la pressione sui salari dei lavoratori è forte, la concorrenza, soprattutto per le piccole e medie imprese, è diventata “quasi” spietata e che la reciprocità è praticamente inesistente. Come possiamo allora rispondere alle preoccupazioni della popolazione ticinese, che ha paura di perdere il posto di lavoro oppure di ricevere un salario insufficiente? Dobbiamo agire, a mio modo di vedere, in due direzioni. In primo luogo dobbiamo aumentare la capacità di competere delle aziende ticinesi; ciò può avvenire sia migliorando le condizioni-quadro dell’economia, sia proponendo incentivi all’autoimprenditorialità. Non dimenticherei nemmeno la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese. Minori costi significa maggiore spazio per investimenti.In secondo luogo, soprattutto nei settori dove più forte è il pericolo del dumping salariale e della concorrenza sleale, si rendono indispensabili maggiori controlli. Non dobbiamo creare uno Stato di polizia, ma piuttosto uno Stato garante delle migliori condizioni di lavoro e di salario possibili.L’incremento del numero degli ispettori chiamati a sorvegliare il rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro è dunque imprescindibile. Anche l’estensione dei contratti collettivi di lavoro può essere una misura utile per ridurre le paure della popolazione, positiva anche per le aziende perché riduce le tensioni sul mercato del lavoro. Maggiori regole sono necessarie anche per quanto riguarda l’impiego di lavoratori interinali. Una certa flessibilità è necessaria, ma non possiamo rendere precario tutto il mondo del lavoro. Compito dello Stato e delle associazioni di categoria deve essere anche quello di permettere una reale reciprocità nell’applicazione degli accordi bilaterali fra Svizzera e UE, fatto che oggi, invece, è ben lungi dall’essere concretizzata.

I lavoratori e le ditte italiane che arrivano in Ticino (in primis a Chiasso) ottengono velocemente le autorizzazioni necessarie per lavorare da noi, mentre le imprese ticinesi che vogliono andare sul mercato italiano si scontrano con forti difficoltà.

In Italia la conoscenza degli accordi bilaterali, anche nelle istituzioni, sembra essere alquanto scarsa.  Purtroppo in Italia non c’è ancora sufficiente consapevolezza della nuova situazione, anche se gli accordi bilaterali sono in vigore già dal 2002.Sono convinto che non possiamo eliminare la concorrenza, ma possiamo far sì che tutti gli attori rispettino le regole.

Reciprocità disattesa, controlli chiesti ma mai pervenuti e tanti buoni auspici omessi, mi portano a votare NO!

Moreno Colombo, Sindaco di Chiasso

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