Richiedenti l’asilo: Berna non ci aiuta! (OL 20.11.2011)

La situazione attuale è insostenibile e solo chi abita a Chiasso può comprenderla completamente.

Siamo la porta sud della Svizzera, è vero. E allora le persone richiedenti l’asilo, una volta registrate, van­no trasferite il prima possibile in altri luoghi, civili e militari.

Stando soprattutto attenti alla provenienza così da superare la difficoltà di far convivere etnie diverse. Occorre insomma che il centro di registrazione di Chiasso torni ad essere come era quindici anni fa, quando in Ticino ce n’era anche un secondo, a Castione, e quando la situazione poteva dirsi sotto controllo. Oggi però non è più così. Per ammissione della stessa consigliera federale Simonetta Sommaruga, esponente socialista, si assiste a un peggioramento del flusso migratorio. Condizione questa che sta facendo venire meno anche lo spirito d’accoglienza: e questo è un peccato.

Accogliente Chiasso lo è sempre stata e lo sarà ancora, ma i fatti incresciosi che si sono verificati, anche nei giorni scorsi, stanno esasperando la popolazione che è al limite della sopportazione. La conferma ar­riva dalle lamentele che ricevo quotidianamente. E noi, come autorità comunale, non possiamo fare niente, se non segnalare il disagio della cittadinanza a Berna, che sembra non ascoltare, così come cadono nel nulla le richieste del Municipio, vedi il contributo di 60mila franchi quale incentivo all’occupazione degli asilanti in lavori di pubblica utilità. Se noi riuscissimo a trovare, grazie alla ‘task force’, una soluzione logistica diversa, ciò potrebbe contribuire probabilmente a distendere gli animi. Invece siamo confrontati con un Ufficio della migrazione che dimostra di non conoscere il tema relativo agli alloggi o peggio ancora di non voler partecipare attivamente alla ricerca di interventi immediati per Chiasso, la cui posizione è d’altronde chiara: se fosse di sua proprietà la struttura sarebbe già chiusa.

Il centro di registazione non ospita più famiglie ma solo giovani che vanno impiegati e alloggiati fuori dai quartieri residenziali poiché fra loro c’è chi si comporta male: le misure per limitarne la libertà sono poche e il risultato, assai negativo, è di rivederli il giorno dopo tranquillamente a zonzo per le vie della città. Per quanto riguarda poi l’impegno di Berna di occupare i richiedenti l’asilo in lavori di utilità pubblica, a tre mesi di distanza siamo ancora in attesa delle promesse dello scorso 14 ottobre della direttrice del dipartimento federale di giustizia e polizia, Sommaruga. Al Comune questa soluzione-tampone costerebbe 30 franchi al giorno per persona, logico quindi che abbiamo bisogno dei contributi federali, anche perché i richiedenti l’asilo, nonostante quanto già ricevono, non svolgono con piacere attività di volontariato. Ma proprio l’opportunità stessa di impiegare i richiedenti l’asilo in lavori di pubblica utilità può avere un effetto positivo sulla reciproca convivenza.

Il tema dei richiedenti l’asilo a Chiasso esiste e va risolto. Se dovesse peggiorare potrebbe solo portare a situazioni pericolose, di non ritorno. Non chiediamo poi molto, solo di essere ascoltati e sostenuti perché la cittadinanza è arrabbiata ed è stanca di sentirsi dire “vi comprendiamo”: vuole delle risposte e le vuole subito. Ma soprattutto chiede maggiore solidarietà altrimenti è pronta a scendere in piazza, almeno questa è l’impressione che mi è stata manifestata da diverse cittadine e cittadini.

Ciò non toglie che Chiasso e le sue istituzioni siano disponibili e pronte a darsi da fare per rispondere ai bisogni reali di chi è veramente perseguitato e fugge da casa per trovare protezione nella nostra nazione. Per queste persone la porta a sud della Svizzera è aperta!

Moreno Colombo

sindaco di Chiasso

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